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​CECITA'

  • 7 apr 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 8 lug 2020

Vorrei soffermarmi sulla riflessione di questo libro, visto il periodo particolare di quarantena che stiamo vivendo a causa del Covid-19.

Romanzo di genere fantastico e distopico, ricco di riferimenti simbolici e metaforici.

La cecità fisica diventa una cecità morale: incapacità di vedere se stessi, gli altri e l’umanità. La cecità è senza nome, è una cecità bianca (il cosiddetto mal-bianco). Il contagio arriva improvvisamente e senza una spiegazione epidemiologica. È una sorta di virulenza, una forma di follia che colpisce la società contemporanea e l’umanità in generale. Tutti i personaggi sono identificati senza nome.​


Nella prima parte del romanzo si evidenzia la violenza disumana perpetrata all’interno del manicomio, ambiente caustico e cupo, dove vengono internati coloro che sono diventati ciechi. Successivamente e gradualmente la cecità colpirà tutto il genere umano.

In questo libro convivono due dimensioni: il bene più assoluto e il male più assoluto.

Si individua nell’essere umano la capacità di essere spietato e orribile (dimensione di cattiveria e disumanità) e la capacità compassionevole di accoglienza (dimensione di solidarietà). Il romanzo evidenzia dunque cosa c’è di buono e di cattivo nell'essere umano.



«Secondo me non siamo diventati ciechi,

secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono»

(J. Saramago, da Cecità)


- Troverete un'analisi approfondita del testo sul canale You Tube -



 
 
 

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