L'uso della Maschera
TEATROBOOK
Il Blog di Barbara

L'uso della Maschera
Per i comici italiani l’arte mimica non era limitata al solo volto ma si estendeva a tutta una serie di gesti e atteggiamenti, ed è il motivo, questo, del fatto che recitavano con piacere mascherati.
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Oggi ci appare abbastanza strano che attori, e, soprattutto, che buoni attori siano ricorsi alle maschere.
L’attore moderno è orgoglioso della mobilità del suo viso e dell’espressione dei suoi occhi e mai, per niente al mondo, acconsentirebbe a ricoprire la più bella parte della sua persona con un pezzo di cuoio o di cartone.
Già a scuola l’hanno convinto della suprema importanza della espressione dello sguardo, e di come tutto il resto venga dopo.
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E tuttavia attori eccellenti usavano la maschera. Quale poteva essere, dunque, la sua utilità?
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Per prima cosa l’attore che nasconde il viso con una maschera fonda la sua recitazione non più sulla mobilità del volto ma sui movimenti del corpo – agendo, così, molto giudiziosamente da un punto di vista teatrale.
Privo di maschera ed eccessivamente preoccupato per il suo viso, l’attore moderno ha finito per trascurare lo strumento teatrale costituito dal suo corpo.
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La maschera intensifica naturalmente la potenza espressiva del corpo per la nota legge di sostituzione degli organi e delle funzioni: quando un uomo è privato delle braccia si sviluppano le gambe, per i ciechi toccare diventa una sostituzione della vista mancante, e quando si vuole insegnare ad un cavaliere a tenersi ben saldo in sella lo si fa montare a cavallo senza staffe o senza sella.
La maschera, però, non ha solo un valore educativo: lo spettatore che ha di fronte, sulla scena, un attore mascherato, fissa l’attenzione sul suo corpo, di cui segue con ben maggiore intensità la mimica.
La mimica del corpo è essenzialmente teatrale – è percepita da tutta la sala e, grazie al suo carattere scultoreo, rimane espressiva qualunque sia l’angolo da cui la si guarda – mentre la mimica del volto è ateatrale, accessibile dai posti più vicini, i più cari, solo in funzione di un unico punto di vista, particolarmente avvantaggiato.
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Ma vi è dell’altro: grazie alla nostra immaginazione la fissità della maschera scompare non appena l’attore che la porta abbandona la sua immobilità e si mette a recitare.
Infine, si possono accentuare i lineamenti di una maschera, dando loro quella forza, quel carattere e quella potenza di espressione che una grande sala di spettacolo esige, e che mai ci si potrebbe aspettare da un viso, per quanto espressivo possa essere.
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