L'uso della Maschera
TEATROBOOK
Il Blog di Barbara
La Maschera nella commedia d'arte

Nel 1500 nasce anche la Commedia dell’Arte il cui fulcro è Venezia, allora metropoli e incontro di culture.
Vengono create così le prime maschere moderne: lo Zanni, contadino povero, che conta sulla forza fisica, proveniente dalla pianura padana. Egli è pieno di buona volontà, ma scarso di intelletto e arguzia. Risponde sempre di sì, ma senza mai capire le richieste. Di questa figura si ride, nessuno vorrebbe essere al suo posto.
Zanni (abbreviazione di Giovanni) cerca lavoro al porto, al mercato, come urlone, ma commette sempre gaffes a causa della sua grossolanità; queste sue caratteristiche sono enfatizzate da una naso lungo e da occhi piccoli e rotondi.
​
Arlecchino, come Zanni, è un’altra figura di servo, ma egli, al contrario dell’altro, è caratterizzato dalla furbizia, pertanto viene rappresentato con tratti più fini, un naso corto e occhi felini. E’ un servo che si è nobilizzato, ma resta pur sempre povero; il suo abito colorato è dato dalle numerose toppe con cui l’ha rammendato.
Interessanti sono le dinamiche tra i due servitori: in scena c’è sempre un dominante e un dominato; la situazione in teatro non è mai pari, anche se spesso avviene un ribaltamento.
​
Vi è poi il Capitano: parla con accento straniero e apparire forte anche se non possiede nessuna di queste qualità. Egli cerca di farsi forza puntando sul suo aspetto, è un fanfarone che cerca di nascondere la sua codardia.
​
Pantalone invece è un vecchio veneziano, usuraio ebreo (fa pensare alla figura di Shylock ne “Il mercante di Venezia”), lontano dai valori più importanti. E’ un personaggio estremamente solo, che alla fine pagherà e verrà punito. Egli incarna la paura di morire, è attaccato ai beni materiali, alla ricchezza e al sesso e per questo è ricattabile. E’ colui che nel lieto-fine viene additato come malvagio e umiliato sulla pubblica piazza.
​
Il Dottore è una maschera bolognese ed è il contrario di Pantalone. E’ lui il personaggio più malvagio; sa tutto e ha sempre ragione, senza in realtà conoscere nulla. Ha una postura aperta verso gli altri, contento, muove molto le mani e parla, con il suo accento romagnolo o emiliano, per incantare chi ha davanti, affinché perda il filo del discorso. Egli esce sempre illeso dalle situazioni, sono gli altri a pagare; ha bisogno di gestire il potere.
​
Infine ci sono gli Innamorati, gli unici a non portare la maschera. Sono figli di famiglie ricche e nobili che incarnano le migliori qualità: bontà, bellezza, cultura, ecc. Non sono mai grotteschi se non a causa del loro amore che letteralmente li “rimbecillisce” ed in genere osteggiato è il pretesto della trama.

Il primo luogo su cui vengono realizzati gli spettacoli è il banco (da qui la parola saltimbanco). Vengono affrontati temi cari al popolo, ma in scena compaiono tutte le classi sociali dal servo al nobile.
Tutti i personaggi sono in maschera, che ha la funzione sia di nascondere, sia di rivelare; vengono esaltate determinate caratteristiche e esagerati i comportamenti.
​
Il primo contratto ufficiale viene stilato nella prima metà del 1500 e il teatro diventa un’arte e una professione.
La Commedia dell’Arte si trova poi ad essere osteggiata a causa degli argomenti trattati, subirà pertanto la censura, che darà modo agli attori di essere spronati; è un motore di ricerca per trovare nuovi modi di mettere in scena uno spettacolo.
​
Nel 1789, con la Rivoluzione Francese si ha un forte cambiamento. La classe dominate diventa la borghesia e tutto si rifà a loro: luoghi, tematiche, modi di parlare; viene abolito il dialetto, obbligando le persone a parlare esclusivamente in francese.
Il teatro borghese smette le maschere in favore dell’espressività del volto, dopodiché esse decadono, se non nel teatro per ragazzi. L’unica a persistere è Pulcinella, che merita un piccolo accenno in quanto rimane la maschera più conosciuta, d’altra parte è il personaggio che sopravvive ai cambiamenti, che resta in scena.
​
Nel secondo dopoguerra Strehler decide di dare un taglio al teatro borghese. M. Moretti, che faceva parte della compagnia di Strehler, studia Arlecchino e impara i suoi movimenti. Prende il testo di Goldoni “Servitore di due padroni” perché è il più vicino al canovaccio. Questa scelta ridà lustro al teatro italiano, ma per la messa in scena occorrono delle maschere e per tale compito la richiesta viene fatta ad Amleto Sartori, padre della tecnica della maschera italiana moderna e scultore eccezionale, che sapeva usare il cuoio e estrapolare dai volti i tratti somatici essenziali.
La maschera deve essere efficace, uno strumento per facilitare il lavoro dell’attore.
​
In tempi moderni, l’attore Carlo Boso impara a fare tutti i ruoli della commedia dell’arte; dopo aver litigato con Strehler si trasferisce a Venezia e collabora con il Tag Teatro; qui inizia a scrivere canovacci; fonderà poi una sua accademia di Commedia dell’Arte in Francia.
Dopo essersi reso conto dell’importanza di far conoscere la maschera presso i giovani, decide di organizzare numerosi stages, venendo molto apprezzato per quest’opera di formazione.
Altri artisti come Antonio Fava e la sua scuola di formazione dell’attore comico, sono molto importanti nel contemporaneo per ridare lustro alla Commedia dell’Arte.
​
Oggigiorno l’uso della maschera è nuovamente presente in scena e suscita interesse sia da parte del pubblico italiano che internazionale.